lunedì 22 settembre 2008

Storia dell'US Cremonese. Un ungherese in panchina (1924 -1926)

Terzo capitolo della storia della Cremonese, pubblicato il 24 ottobre 1993 su Forza Cremonese, mensile ufficiale a cura di Simone Ramella.

Mentre il fascismo andava consolidando la propria egemonia sulla penisola, i giovanotti in grigiorosso non avevano vita facile in campionato, dovendo lottare contro squadroni di grande caratura come Bologna, Genoa, Milan e Modena. Il sesto posto finale della stagione 1923-24 venne impreziosito da alcuni risultati di prestigio. Allo Zini la Cremonese si impose due a uno sulla Pro Vercelli e strappò un pareggio al Bologna, mentre in trasferta con il Milan prevalse per uno a zero.

La stagione successiva venne caratterizzata da un’importante novità. Il calcio conquistò spazi sempre più ampi sulle pagine dei giornali, che cominciarono a pubblicare le liste di trasferimento dei giocatori. Le società più importanti iniziarono così a rincorrere i pezzi più pregiati sul mercato e, per una squadra dalle possibilità economiche limitate come quella grigiorossa, tenere il passo delle grandi fu molto difficile. La Cremonese prese parte al torneo in versione autarchica, essendo composta esclusivamente da giocatori nati all’ombra del Torrazzo, ed arrivò ad un passo dal baratro della retrocessione. Ma si salvò.

In vista della stagione successiva, quella 1925-26, il consiglio grigiorosso, allora presieduto da Papà Gobbi, decise di adeguare l’organico societario alle accresciute esigenze del nuovo calcio. Il primo passo in questo senso venne compiuto con l’ingaggio di Eugenio Payer, un allenatore professionista che veniva dall’Ungheria, terra che in quegli anni dettava legge in materia di palloni e pedate. Nel frattempo la Federazione aveva aperto le proprie frontiere ai giocatori stranieri. Ogni squadra aveva la possibilità di tesserarne due, e la Cremonese arruolò nelle proprie fila due connazionali di mister Payer: Jezmas e Wilhelm, entrambi attaccanti.

Il campionato di quell’undici a trazione ungherese si rivelò uno dei più entusiasmanti della storia grigiorossa. Fin dalla prima partita, disputata nella tana del Milan, la squadra capitanata da Cassanelli inanellò una sequenza di risultati positivi. A San Siro i cremonesi rifilarono quattro ceffoni ai padroni di casa. Poi fu la volta del Livorno, che finì sepolto sotto una frana di reti: Jezmas & C., infatti, trafissero per ben otto volte la porta dei toscani. Sulla vetta della classifica del girone, intanto, si era portata con incedere regale la Vecchia Signora del calcio italiano, allora con qualche lustro in meno sulle spalle e parecchi trofei in meno nelle sue bacheche. Era la Juventus di Combi, Viola, Rosetta, Ferrero, Hirtzer… La squadra che tutti davano come favorita per la vittoria del tricolore.

Le cronache dell’epoca raccontano che, quando venne il giorno della grande sfida tra i bianconeri primi della classe e i grigiorossi inseguitori, Cremona venne contagiata dall’entusiasmo della folla festante dei tifosi che gremivano uno Zini brulicante come un formicaio. La partita non deluse le attese. La Juventus cercò più volte di sbloccare il risultato, finendo regolarmente imbrigliata nelle maglie della retroguardia cremonese. Ercole Bodini, poi, nelle battute finali fece tremare i torinesi impegnando il portiere Combi con una staffilata al fulmicotone. Così, dopo tante emozioni, al fischio finale dell’arbitro il risultato era ancora inchiodato sullo zero a zero.

Il girone B di Prima divisione si concluse con la vittoria delle zebre piemontesi, che nella finale nazionale si imposero sul Bologna, conquistando il titolo di campioni d’Italia. Lontana, a 12 punti dai bianconeri, la Cremonese. Lontana ma seconda, e con la soddisfazione di vedere il suo Tansini giocare con la maglia azzurra della nazionale. Piccola inesatezza. La finale Juventus-Bologna non era la finale nazionale ma la finale Lega Nord e comunque non assegnava lo scudetto. La sfida che assegnava lo scudetto era la finalissima nazionale tra la vincente della Lega Nord e il vincitore della Lega Sud anche se poi era solo una formalità data la debolezza delle squadre meridionali. La finale scudetto non fu quindi Juventus-Bologna ma Juventus-Alba Roma 12-1 (7-1 a Torino e 5-0 a Roma) (NdR)

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