martedì 9 settembre 2008

Memorial Attilio Tassi 2007

Amarcord Tassi, ed ora sperèm! (maggio 2007)

di Floriano Soldi Ci sono serate, come quella di ieri, che fanno bene alla passionaccia grigiorossa ch’entro continua ostinatamente a ruggire (nonostante tutto). E’ stato bello ricordare Attilio Tassi (numero 9 sulla maglia a strisce grigie e rosse, 55 gol nella Cremonese), e vedere in campo per lui tanti giocatori del bel tempo che fu. Serata d’antan, di amarcord, di stranguglioni: per un mondo che non c’è più. Seconda metà degli anni Sessanta, ero un ragazzo e allo stadio andavo con i miei zii materni, che provvedevano a pagarmi il biglietto. Allora, anche nel calcio le cose erano molto meno complicate di oggi: i giocatori portavano sulla maglia i numeri che andavano dall’1 all’11, secondo il ruolo ricoperto in campo. Tutti erano in grado di capire chi giocava dove. La Cremonese vivacchiava in serie C (e sarebbe pure finita in Quarta Serie), ma almeno c’era dignità in una società tradizionalmente povera di mezzi. Intanto, lo sconosciuto Domenico Luzzara si apprestava a iniziare a vivere il suo straordinario e irripetibile romanzo popolare nel pallone. Ai ‘popolari’ c’era l’omino che vendeva ceci e lupini; Gimmi, strillone di giornali, alla domenica gridava ‘cappello per il sole, cappello, cappello’ (il cappello era di carta come quello dei muratori, fatto con le pagine della Gazzetta dello Sport). Al quale ben presto affiancò un nuovo prodotto: il ‘cuscino per il culo, cuscino, cuscino’. Un baretto scalcinato dispensava vino bianco prima, durante e dopo la partita. Gli scontrini non erano di quell’epoca. Ben prima che i professoroni del fubal iniziassero a disquisire nei dibattiti televisivi (e sui giornali) sugli aspetti tecnico-tattici e sul modulo di gioco (meglio il 4-4-2 o il 3-4-1-2?), noi il tridente l’avevamo già. E di quelli coi fiocchi. Sulla fascia destra trapestava Giacomino Rossi (detto pistapuce); al centro stava Attilio Tassi (uomo solido e centravanti concreto, senza fronzoli); sulla sinistra maramaldeggiava Emiliano Mondonico, allora giovanissimo e già dotato di classe cristallina (nonché umorale, per non dire lunatica: come si addice agli artisti). Quando era in giornata, non ce n’era per nessuno. Mondo sarebbe stato il nostro idolo per molti anni. Stavamo bene in quel piccolo mondo antico, rassicurante nei suoi valori, non certo prodigo di risultati eclatanti. Ma, non avendo molto, ci si accontentava di poco. Poi sarebbe arrivata la nostra età dell’oro. Sembra così lontana nel tempo. Ieri sera erano di fronte il passato (giocatori del tempo che fu in memoria di Attilio Tassi) e il presente (la Cremonese di oggi). Alla vecchia guardia va l’affetto e la gratitudine del vecchio tifoso, ai giovanotti che hanno conquistato una faticosa ma meritata salvezza vada l’unanime plauso. Vista la situazione societaria (vergognosa), è stata una piccola grande impresa. Ora la partita la si giocherà altrove. Attenti: pretendiamo un futuro almeno serio, degno della bandiera grigiorossa che sventola da cento e passa anni. Nella vita c’è un’età nella quale i ricordi sono più forti delle speranze. L’amarcord di ieri sera non sia conferma: non è ancora tempo. Allora, sperèm!

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